PAOLO FERRERO RISPONDE
di Paolo Ferrero » 02/12/2009, 23:34
Quella di sabato 5 dicembre sarà certamente una giornata importante. . Probabilmente più di quanto non si sperasse nel momento in cui è stata lanciata l'idea di un “no Berlusconi day”. Accade spesso, alle buone idee, di cogliere il girare del vento prima ancora che inizi a soffiare.Cade infatti nel momento di massima difficoltà della maggioranza di destra, anche se inviterei tutti a non immaginarla come la “spallata finale” al berlusconismo. Non lasceranno le stanze del potere solo perché una grandissima manifestazione glielo chiede; saranno necessarie altre iniziative. E' una lotta che parte oggi, ma non si conclude in un giorno. E' bene saperlo e pensare a come andare ancora più avanti. Deve essere l'inizio di un percorso vincente.E' vero. E' una scadenza che ha avuto come punto di partenza un soprassalto di indignazione morale all'indomani della bocciatura del “lodo Alfano”. Ma è un appuntamento che si è andato riempendo di contenuti con il passare dei giorni. Alla “questione morale” si è intrecciata ormai senza soluzione di continuità la “questione sociale”. Il 5 dicembre porta con sé temi importanti: dell'acqua pubblica, del no al nucleare, dal fatto che la parola sul palco sia lasciata a costituzionalisti, precari, studenti, immigrati, ricercatori e lavoratori, fino all'adesione della Fiom. Inutile negare l’evidenza: il 5 dicembre è diventata la vera manifestazione dell'opposizione sociale. Quella che nessuno degli attuali partiti, da soli o in comitiva, sarebbero riusciti a organizzare.Il fatto che sia stata “autoconvocata” da una parte rilevante e dinamica della società civile è un bene e non mi sembra un fatto episodico. Dalle giornate di Genova 2001 in poi, tutte le cose buone sono nate da un “dialogo alla pari” tra elementi politici e aggregazioni sociali spontanee.Perché la politica da tempo non ha più il monopolio della costruzione sociale. E oggi deve sforzarsi di entrare in relazione con il fermento in atto: semmai, il problema è che la nostra soggettività è stata in ritardo. Ma la soggettività è sempre in ritardo. Perché essa ha senso solo e soltanto se è in movimento, se è capace di essere in relazione con ciò che si muove nella direzione giusta.Possiamo dire di essere stati i primi ad aderire a questa manifestazione. Ora stanno arrivando praticamente tutti. Significa che l'opposizione sul piano sociale si è rimessa in moto, che riesce a dettare l'agenda, scavalcando un'opposizione politica moderata e senza progetto. Dentro movimenti come questo si gioca la nostra capacità di risalire la corrente, rendere concreta la necessità di superare “lo stato di cose esistente”, intravedere le possibilità di una società diversa in sintonia con i soggetti sociali che più ne hanno bisogno. Non si inventano nuovi mondi a tavolino e non si va in nessuna direzione semplicemente seguendo la corrente. Pensiero critico e pratica sociale vanno insieme, si nutrono a vicenda.Dentro questa giornata abbiamo scelto di far nascere anche la Federazione della sinistra. La dico esattamente come la penso: sono per fare la Federazione della sinistra e per mantenere il partito. Il nostro progetto strategico è la “rifondazione comunista”, ma questo è un processo che assume vitalità ed efficacia attraverso la costruzione di un quadro più ampio. La Federazione, insomma, non è una “diminuzione” del Prc, ma la moltiplicazione delle sue potenzialità. E' un altro modo di stare insieme, a partire dalle regole di base: non prenderemo decisioni a maggioranza semplice come avviene all'interno dei vari partiti ma con i due terzi, come nei Social Forum. Nella Federazione, quindi, mettiamo al centro il principio della ricerca del consenso. Una novità di metodo e di sostanza, per invertire definitivamente la passione triste per le scissioni, che ci portiamo dietro da 15 anni. Creiamo uno spazio pubblico, non un nuovo partito.La Federazione, perciò, è aperta a tutti, se si condividono i nodi di fondo: l'anti-capitalismo sul piano generale, l'anti-bipolarismo su quello del sistema politico, una forte e consapevole alternativa sociale, prima ancora che politica e culturale al centro-sinistra italiano ed europeo: quel progetto debole ha indebolito prima le contraddizioni di classe, poi il rapporto capitale- lavoro, infine la stessa democrazia occidentale.Una cosa però deve esser chiara. Creiamo uno spazio per fare di più e meglio. Sta a tutti noi, ma davvero a tutti noi fare del 5 dicembre 2009 una data da ricordare. Il primo giorno di un futuro migliore.
Paolo Ferrero
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Quella di sabato 5 dicembre sarà certamente una giornata importante. . Probabilmente più di quanto non si sperasse nel momento in cui è stata lanciata l'idea di un “no Berlusconi day”. Accade spesso, alle buone idee, di cogliere il girare del vento prima ancora che inizi a soffiare.Cade infatti nel momento di massima difficoltà della maggioranza di destra, anche se inviterei tutti a non immaginarla come la “spallata finale” al berlusconismo. Non lasceranno le stanze del potere solo perché una grandissima manifestazione glielo chiede; saranno necessarie altre iniziative. E' una lotta che parte oggi, ma non si conclude in un giorno. E' bene saperlo e pensare a come andare ancora più avanti. Deve essere l'inizio di un percorso vincente.E' vero. E' una scadenza che ha avuto come punto di partenza un soprassalto di indignazione morale all'indomani della bocciatura del “lodo Alfano”. Ma è un appuntamento che si è andato riempendo di contenuti con il passare dei giorni. Alla “questione morale” si è intrecciata ormai senza soluzione di continuità la “questione sociale”. Il 5 dicembre porta con sé temi importanti: dell'acqua pubblica, del no al nucleare, dal fatto che la parola sul palco sia lasciata a costituzionalisti, precari, studenti, immigrati, ricercatori e lavoratori, fino all'adesione della Fiom. Inutile negare l’evidenza: il 5 dicembre è diventata la vera manifestazione dell'opposizione sociale. Quella che nessuno degli attuali partiti, da soli o in comitiva, sarebbero riusciti a organizzare.Il fatto che sia stata “autoconvocata” da una parte rilevante e dinamica della società civile è un bene e non mi sembra un fatto episodico. Dalle giornate di Genova 2001 in poi, tutte le cose buone sono nate da un “dialogo alla pari” tra elementi politici e aggregazioni sociali spontanee.Perché la politica da tempo non ha più il monopolio della costruzione sociale. E oggi deve sforzarsi di entrare in relazione con il fermento in atto: semmai, il problema è che la nostra soggettività è stata in ritardo. Ma la soggettività è sempre in ritardo. Perché essa ha senso solo e soltanto se è in movimento, se è capace di essere in relazione con ciò che si muove nella direzione giusta.Possiamo dire di essere stati i primi ad aderire a questa manifestazione. Ora stanno arrivando praticamente tutti. Significa che l'opposizione sul piano sociale si è rimessa in moto, che riesce a dettare l'agenda, scavalcando un'opposizione politica moderata e senza progetto. Dentro movimenti come questo si gioca la nostra capacità di risalire la corrente, rendere concreta la necessità di superare “lo stato di cose esistente”, intravedere le possibilità di una società diversa in sintonia con i soggetti sociali che più ne hanno bisogno. Non si inventano nuovi mondi a tavolino e non si va in nessuna direzione semplicemente seguendo la corrente. Pensiero critico e pratica sociale vanno insieme, si nutrono a vicenda.Dentro questa giornata abbiamo scelto di far nascere anche la Federazione della sinistra. La dico esattamente come la penso: sono per fare la Federazione della sinistra e per mantenere il partito. Il nostro progetto strategico è la “rifondazione comunista”, ma questo è un processo che assume vitalità ed efficacia attraverso la costruzione di un quadro più ampio. La Federazione, insomma, non è una “diminuzione” del Prc, ma la moltiplicazione delle sue potenzialità. E' un altro modo di stare insieme, a partire dalle regole di base: non prenderemo decisioni a maggioranza semplice come avviene all'interno dei vari partiti ma con i due terzi, come nei Social Forum. Nella Federazione, quindi, mettiamo al centro il principio della ricerca del consenso. Una novità di metodo e di sostanza, per invertire definitivamente la passione triste per le scissioni, che ci portiamo dietro da 15 anni. Creiamo uno spazio pubblico, non un nuovo partito.La Federazione, perciò, è aperta a tutti, se si condividono i nodi di fondo: l'anti-capitalismo sul piano generale, l'anti-bipolarismo su quello del sistema politico, una forte e consapevole alternativa sociale, prima ancora che politica e culturale al centro-sinistra italiano ed europeo: quel progetto debole ha indebolito prima le contraddizioni di classe, poi il rapporto capitale- lavoro, infine la stessa democrazia occidentale.Una cosa però deve esser chiara. Creiamo uno spazio per fare di più e meglio. Sta a tutti noi, ma davvero a tutti noi fare del 5 dicembre 2009 una data da ricordare. Il primo giorno di un futuro migliore.
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