Giù le mani dall’acqua!
Per Talete, il primo filosofo della storia, l’acqua era l’arché, il principio di tutto. A queste conclusioni lo portava l’osservazione di quanto gli stava intorno. Stiamo parlando di 600 anni prima della nascita di Cristo. Oggi che ne sappiamo molto di più, che la scienza e la tecnica hanno fornito ulteriori elementi di conoscenza, un bene così importante, essenziale per la vita, è oggetto di discussione parlamentare in vista di una totale privatizzazione.
Eppure l'acqua è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita conosciute ed è fondamentale nei suoi diversi usi civili, agricoli e industriali.
Questo sembra non bastare a chi vuol dare l’acqua in pasto alle multinazionali nell’ottica di farne una merce.
E si assiste a questo scempio senza che, in Italia, nessuna voce si levi nelle aule parlamentari.
Fuori, nella società, è però cresciuta una cultura della difesa dei beni comuni.
Lo abbiamo visto anche giovedì 12 novembre, al presidio sotto al Parlamento fatto per impedire che vada in porto questa assurda proposta che mette nelle mani del profitto un bene pubblico necessario per l’esistenza di tutti.
Al presidio erano presenti associazioni, il Forum dei movimenti per l’acqua, forze politiche, e tra queste anche Rifondazione comunista, lavoratori che vedono in prima persona gli effetti nefasti dei processi di mercificazione e tanti semplici cittadini, sempre più consapevoli dei danni che subiranno da queste scelte.
Il Prc ha nel proprio Dna la battaglia in favore dei beni comuni ed ha da tempo assunto come prioritaria la battaglia contro provvedimenti tesi invece a privatizzare.
All’ultimo Comitato politico nazionale di Rifondazione comunista, tenuto a metà settembre, il partito ha infatti impegnato i rappresentanti istituzionali del Prc nei Comuni a promuovere atti volti all’inserimenti negli Statuti comunali di una specifica formulazione che definisca il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.
Il Prc è per una gestione pubblica perché considera l’acqua bene comune, essenziale per la vita. Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. E sono numeri destinati ad aumentare ed alimentati dalle scelte neoliberiste che determinano mostruose diseguaglianze anche nell’accesso a questo bene.
La mercificazione, mettendo l’acqua nelle mani del profitto, comporterebbe anche tariffe salate.
Una gestione pubblica, efficiente e priva della ricerca a tutti i costi del profitto, è invece utile alla salvaguardia di una comunità contro le politiche di rapina dei territori, tutela il paesaggio ed il sistema idrogeologico.
Le acque sotterranee (falde idriche) sono di fondamentale importanza in quanto rappresentano la più grande riserva mondiale di acqua potabile. In Italia costituiscono la riserva alla quale attingono i sistemi acquedottistici per l'85% della portata complessiva captata. La loro corretta gestione ha quindi una funzione strategica sia su scala globale che su quella locale.
Occorrono quindi misure politiche che proteggano le risorse idriche al fine di assicurare una distribuzione di acqua potabile di qualità per tutti ed necessaria una gestione integrata delle acque che preveda anche il riciclaggio e riuso, previa depurazione, delle acque reflue specie per gli usi industriali. Il contrario dell’operazione portata avanti dal governo.
Le mobilitazioni di questi giorni, promosse dai movimenti per l’acqua, stanno registrando successo in termini di partecipazione.
Rifondazione comunista mette a disposizione strutture, organizzazioni e militanti per il prosieguo di questa importante battaglia.
L’acqua deve essere sottratta a queste spregiudicate logiche mercantili fatte a scapito della collettività. La mobilitazione dal basso deve proseguire, senza escludere anche la possibilità di ricorrere allo strumento referendario per bloccare ogni ipotesi di privatizzazione. Giù le mani dall’acqua!
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